Ogni sera c/o Spazio Luigi Nono 1 (foyer e biglietteria), alle h 20.00:
Superonda_installazione (Compagnia Schuko) + On Stage (Mirella e Augusto De Bernardi)
c/o DiDstudio, alle h 21.00:
IL CORRIDOIO Il luogo dei passi perduti
di Eugenia Coscarella (selezione bando NAO 2014)
Performance – studio
I performer accedono ad un luogo di transito, di passaggio e per sua natura, in continua trasformazione. E’ una zona liminale, il luogo del non predestinato, dove proliferano azioni minori, residue, intime, piccole attività marginali, svolte con distratta consapevolezza. Si apre un micro-sistema di piccole velocità, lunghe sospensioni di tempo, desideri o attese, traiettorie, allineamenti, cambi di passo, cambi di ritmo, azioni sminuzzate, che si consumano, si accumulano, si perdono, narrando lo spazio – tempo del nostro abitare.
Di Eugenia Coscarella con Alice Raffaelli, Annalì Rainoldi e Gabriele Valerio
WILL
Partitura coreografica e sonora dai sonetti di William Shakespeare
COMPANY BLU
Il tempo modula e orienta, nella visione poetica di Shakespeare, il desiderio. Le figure che prendono vita nei componimenti sono personaggi metaforici, “Fair youth”, “Dark lady” e “Rival poet”, evocazioni dell’amore e del profondo, della lingua dell’oscurità e della rottura con le convenzioni. La seduzione del misterioso e del molteplice che risiede nella passione poetica. Sulla scena, la tensione del desiderare è l’elemento tematico fondante e sostiene la visione impulsiva e procreatrice del corpo.
Di e con Charlotte Zerbey Collaborazione ai suoni Spartaco Cortesi Collaborazione artistica Giovanna Rogante Luci Vincenzo Alterini Company Blu è sostenuta da MIBAC, Regione Toscana, Istituzione Sestoidee di Sesto Fiorentino, compagnia associata ADAC
A seguire: incontro con Charlotte Zerbey e Paola Lattanzi
PRESENTAZIONE LIBRO
PAOLA LATTANZI
JUDSON DANCE THEATER Esercizi di composizione coreografica ispirati a Yvonne Rainer, Trisha Brown, Steve Paxton, Simone Forti, Intermedia Edizioni
Nel periodo post moderno la danza non intendeva rappresentare nient’altro che se stessa, con una presa di coscienza che la porta a considerarsi un’arte autonoma, scevra da qualsiasi valenza metaforica, o veicolo emotivo. Vengono qui analizzate le creazioni di Yvonne Rainer, Trisha Brown, Steve Paxton, Simone Forti, dalle quali sono poi tratti esercizi di composizione coreografica (dalle task dances alla danza analitica) che mirano all’acquisizione di un “metodo coreografico”. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta si sono poste le basi di una ampia gamma di sperimentazione e poichè la danza, in quel periodo, si focalizza sul processo che conduce al prodotto artistico, più che sul prodotto stesso, è estremamente importante per la costruzione di personalità artistiche contemporanee ripercorrere quelle tappe.