(e poi entrarono i cinghiali)

Simone Lorenzo Benini

E poi entrarono i cinghiali è un urlo, liberatorio ed eccessivo. Che dalle profondità del polmone corre lungo la trachea, invade le corde vocali e muta. L’esagerazione diventa uno strumento di affermazione e di ricerca sulla libertà, coinvolgimento e partecipazione alla celebrazione dell’ambiguità.

Tutto è fame di una sensazione indefinita. È spazio d’indagine sui sé diversi. È luogo di molteplicità, pluralità e possibili equivoci. L’aria acquisisce un suono, viene interpretata, percorre epiglottide e faringe ed uscendo dalle labbra prende colore e timbro. Il corpo si trasforma, cassa di risonanza e palcoscenico di questo urlo.

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