THE TOOLS’ DANCE – COLLECTIVE PERFORMANCE

Careof presenta

The Tools’ Dance – Collective Performance

un progetto di Nico Angiuli
a cura di Martina Angelotti
coreografia Ariella Vidach e Nico Angiuli

The Tools’ Dance – Collective Performance  è un progetto partecipato, che indaga attraverso il gesto agricolo, dal punto di vista storico e antropologico, il rapporto fra tecnologia e schiavitù, come tentativo di liberazione dalla fatica del lavoro.

Sulla stessa scena interagiscono danzatori, contadini migranti, comparse e macchine, con l’obiettivo di rendere visibile questa riflessione, che da svariati anni l’artista porta avanti, dandogli diverse forme e traiettorie.

The Tools’ Dance nasce infatti come un progetto di ricerca, volto alla costituzione di un video archivio di gesti agricoli che indaga l’automazione del lavoro nell’agricoltura. Il lavoro, iniziato nel 2011, ha coinvolto in laboratori temporanei comunitˆà di migranti e di agricoltori locali, produttori di macchinari agricoli, coltivatori, danzatori, coreografi, docenti, sindacalisti e studiosi, nella costruzione di una mappa gestuale legata a coltivazioni di materie prime di provenienza extra europea in Occidente.

Il gesto legato alla ritualitˆà della coltivazione nei campi, rappresenta un forte modello di cultura sociale. Abbandonare la zappa per guidare il trattore non implica solo una modifica della postura del corpo umano; la macchina, nel suo significato innovativo e positivista, attiva cambiamenti morfologici del territorio che influenzano nuove dinamiche sociali.

Sulla base di queste riflessioni nasce The Tools’ Dance – Collective Performance, un ulteriore sviluppo del lavoro, nato anche a seguito di un laboratorio complesso che si  svolto a Careof nei mesi di maggio e giugno e che ha coinvolto svariati soggetti della comunitˆà di migranti di Milano, oggi attori principali di questa messa in scena. 

Grazie alla mediazione della Cooperativa Accesso e di ASSPI e grazie alla collaborazione di ASGI si è attivato un gruppo di lavoro con persone provenienti da svariati paesi dell’Africa, ciascuna legata per ragioni biografiche o culturali, alla pratica agricola come lavoro e simbolo di cultura sociale. Assieme a loro, lo studio dei gesti e la condivisione delle esperienze dei lavoratori, ha portato a delineare differenti tematiche: la meccanizzazione del corpo e la perdita della memoria gestuale; il ruolo dei migranti nella societàˆ del lavoro; il lavoro come strumento di propaganda; l’uomo attrezzo; il rapporto tra schiavitù tecnica e tecnologie.

The Tools’ Dance – Collective Performance ha visto inoltre il supporto coreografico della compagnia di danza contemporanea Ariella Vidach.

Credits
Performer: OUSMAN JALLOW (Gambia); OMAR JALLOW (Gambia); BEKAI MANNEH (Gambia); SULAIMAN FOFANAH (Sierra Leone); SESAY ABUBAKARR (Sierra Leone); IBRAHIMA DIALLO (Guinea);
Cantanti: AUGUSTIN OGBEBOR (Nigeria); GREAT JOHNSON (Nigeria)
Danzatori: Annalisa Morelli, Viola Gasparotti, Emma Saba, Emanuele Frutti (Scuola Civica Paolo Grassi)
Soundesign: Massimo Carozzi
Coreografia: Ariella Vidach e Nico Angiuli

The Tools’ Dance – Collective Performance 

è realizzato nell’ambito di Migrarti Spettacolo 2017 – Mibact                   

MigrArti_Mibact

 

 

in collaborazione con: ASGI (Claudia Pretto);

con la partecipazione di: Cooperativa Accesso (Lucia Zucchella e Sara Palli); ASSPI (Alessio Abrardo e Ivan Colnaghi); Ariella Vidach – AIEP.

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