Gisher
Giorgia Ohanesian Nardin
La Sindrome dell’Impostore è eredità ancestrale è trauma intergenerazionale. Ieri avevo così tanto fuoco che mi sono dovut_ stendere sull’erba i palmi rivolti
verso la terra. Volevo smettere di sentire il mio corpo che andava a fuoco. Sono forse diventat_ i miei meccanismi di sopravvivenza?
Autosabotaggio per me significa avere tantissime opinioni sull’amore che ricevo.
Sono così stanc_.
Sono così stanc_.
(Io non so chi sono senza la mia stanchezza.)
Vorrei poter scrivere prima dell’approdo alla critica
prima di questa interiorizzazione di un senso egemonico di valore.
Prima del pensiero di non aver pensato a tutto, di non aver considerato tutte le cose potenzialmente catastrofiche e le formulazioni che potrebbero distruggere tutto.
Me.
Credits
Scrittura Giorgia Ohanesian Nardin
Riprese F. De Isabella, Giorgia Ohanesian Nardin
Composizione suono e video F. De Isabella
Drammaturgia video F. De Isabella, Giorgia Ohanesian Nardin
Ambiente luminoso Giulia Pastore
Domande Kamee Abrahamian, Ilenia Caleo, Taguhi Torosyan
Traduzione Giorgia Ohanesian Nardin, Taguhi Torosyan, Matilde Vigna
Note alla traduzione Clark Pignedoli
Voci Kamee Abrahamian, Chiara Bersani, F. De Isabella, Simone Derai, Maddalena Fragnito, Jamila Johnson-Small, Ndack Mbaye, Giorgia Ohanesian Nardin, Raffaele Tori, Taguhi Torosyan
Design della pubblicazione Flo Low
Produzione Giulia Messia
Prodotto da Associazione Culturale VAN, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna, Centrale Fies Art Work Space
Coprodotto da Be My Guest – Network for Emerging Practices
Sostenuto da AtelierSì Bologna, ICA Yerevan, Movin’Up – sostegno alla mobilità degli artisti italiani nel mondo, Spazio Fattoria Milano, Ariella Vidach AiEP Milano
Giorgia Ohanesian Nardin
Giorgia Ohanesian Nardin è artista, ricercator_ indipendente e agitator_ queer di discendenza Armena.
La sua ricerca si compone di eventi pedagogici e performativi che focalizzano l’esperienza del piacere come forma di resistenza all’oppressione sistemica, mettendo in relazione un approccio transfemminista queer con lo studio di pratiche somatiche.
Educat_ nell’ambito della danza, il suo lavoro si manifesta in movimenti/video/testo/coreografia/suono/raduni e ha a che vedere con narrazioni attorno all’ostilità, strategie di sopravvivenza, riposo, frizioni, sensualità e cura.